Due estati by Thomas Williams

Due estati by Thomas Williams

autore:Thomas Williams [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: thomas williams, due estati, moon pinnace, dory perkins, john hearn, leah, new hampshire, california, USA, stati uniti, America, giovinezza, amore, Guerra, Letteratura americana, Fiction, i capelli di harold roux, national book award
editore: Nutrimenti
pubblicato: 2018-05-31T22:00:00+00:00


22

Il giovane dottore e l’infermiera più anziana con le calze color madreperla concordarono che era stato un miracolo che non avesse sbattuto la testa sull’asfalto, e che in qualche modo doveva essersi rannicchiato come una chiocciola. La rotula gli era andata un po’ fuori posto, e impiegarono parecchio tempo con bastoncini di ovatta e una specie di sapone antisettico per rimuovere la terra e i filamenti dalle ginocchia e dai gomiti. “Ah, i giovani”, disse l’infermiera. La polizia li aveva informati che, in base ai segni lasciati dalla motocicletta, doveva essere scivolato per almeno una trentina di metri.

Era bendato, dolorante e irrigidito, quando arrivò Bonnie Forester. L’infermiera rimase impressionata dall’imponenza e dallo splendore della donna, la lucentezza serica dei suoi capelli scuri, i tacchi alti, le calze velate, la sciarpa di chiffon al collo color malva e blu marino, corallo e argento. Era stupenda; le sue grandi mascelle, bellissime e chiare, erano così ampie che, a prima vista, sembravano quasi indecenti da mostrare. Ma ciò che più emergeva era la gamma dei suoi sentimenti, che attraversavano tutte le gradazioni della cordialità, della compassione, della pura e onesta partecipazione, e affioravano da lei come un lampo di luce. L’infermiera fu subito ipnotizzata, avvolta dal suo potere. Una natura così pura e buona, un candore così spirituale – persino la sua voce musicale e tipicamente americana, tanto comune e nitida, era piena di una forza mai minacciosa.

“Mi chiamo Bonnie Forester ed è stata tutta colpa mia!”, disse all’infermiera. E rivolta a John: “Ho parlato con la polizia e il dottore, ti porto a casa mia!”. Poi consultò l’infermiera per sapere come curare le sue ferite: bendaggio, disinfezione, trattamento. Sembrava fare tesoro di ogni termine tecnico usato dall’infermiera, e lo ripeteva ad alta voce quasi a voler dimostrare quanto fossero superiori le conoscenze dell’infermiera e quanto nobile la sua professione.

L’infermiera portò a John un paio di stampelle e gli spiegò come usarle, mimando il loro utilizzo con la gamba destra tenuta rigida, e la calza color madreperla che spiccava come un guscio rilucente fra il bianco piatto della divisa e quello della scarpa. Lui aveva già usato prima le stampelle, ma capì che il cerimoniale prevedeva che l’infermiera gli impartisse quella lezione davanti a Bonnie Forester.

Riusciva a muovere leggermente il ginocchio destro, nonostante le bende, ma sentiva un dolore profondo e acuto che lo ammoniva a stare molto attento. Il ginocchio, quell’inverosimile, complessa giuntura nota per la sua inaffidabilità, gli stava parlando. Una volta sistemate e provate le stampelle, fu finalmente dichiarato in grado di muoversi, ma fu a quel punto che le parti del corpo che aveva utilizzato istintivamente per proteggersi la testa dalla strada gli presentarono il conto. L’infermiera, vedendolo sussultare, disse che per diversi giorni, anche con le stampelle, non avrebbe potuto camminare granché.

Bonnie firmò il modulo d’uscita e l’infermiera lo trasportò sulla sedia a rotelle obbligatoria fino al parcheggio, dove le due donne lo aiutarono gentilmente a entrare nella Ford di Bonnie, con un’esitazione nei confronti della sua sofferenza che gli riportò alla mente le sue precedenti esperienze con le donne.



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